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Mi capita molto spesso di sentire frasi come questa: “Ho scritto un romanzo, mia madre l’ha letto e dice che è bellissimo” oppure “I miei amici dicono che i miei racconti sono fantastici, li hanno letti e sono piaciuti molto a tutti”.
A questi giudizi segue di solito la convinzioni di avere tra le mani qualcosa di unico, che piacerà sicuramente a tutti, da diffondere il prima possibile via mail a tutti gli agenti letterari, a tutti gli uffici stampa, a tutte le case editrici di cui si riesca a trovare un qualunque tipo di contatto mail.
Ecco cosa voglio dirti oggi: tua madre non è il tuo pubblico, e nemmeno i tuoi amici lo sono – purtroppo.
(Ecco come il Writing Coach può far evolvere la tua scrittura)
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Tua madre e i tuoi amici non sono il tuo pubblico. Ti amano, e questo non li rende la cartina di tornasole più affidabile per valutare se il romanzo che hai scritto è già pronto per l’invio a una casa editrice. Se la raccolta di racconti che hai collazionato mese dopo mese è pronta per essere presentata a un agente letterario. E questo non è colpa loro. Non è certamente un demerito, ma è normale che ciascuno abbia le proprie aree di competenza e di expertise. Se hai scritto un romanzo o una raccolta di racconti hai bisogno di un parere professionale per capire cosa farne. Vediamo insieme nel paragrafo successivo qualche strategia.
Tua madre, i tuoi amici, ti vogliono bene. Chi ti è vicino non ti farebbe mai un torto. Ma allo stesso tempo, devi tenere sempre presente che probabilmente il loro parere potrebbe essere viziato
Obama e Dylan – 27 aprile 2012 “Presidential Medal of Freedom”.
Capitolo a parte le agenzie letterarie. Ti consiglio di approdare a questa scelta solo se hai un testo completo, che si tratti di un romanzo, di un saggio o una raccolta di racconti.
Il parere offerto da un agente spesso è come la Cassazione: non aspetta di poter essere interpretato ulteriormente. Per questo motivo non consiglio affatto di inviare per avere un parere, a meno di aver rifinito il tuo testo allo sfinimento. Mi è capitato decine di volte, decine e decine direi, di leggere testi inviati ad agenti che non avevano bisogno di un esperto di settore per essere definiti infinitamente distanti dalla pubblicazione.
Inviare a un agente un proprio testo senza lavorarci, senza porvi attenzione, sperando poi di essere rappresentati e messi quindi in commercio è come sperare di vincere alla lotteria senza comprare un biglietto. Quindi le tue possibilità sono: rileggere il paragrafo precedente oppure procedere verso il successivo.
Se hai scritto qualcosa a cui tieni, a cui hai lavorato, ma di cui non sei ancora certo, allora forse il feedback migliore può arrivare da un professionista abituato ad accompagnare autrici e autori durante il loro processo creativo.
Un Writing coach è abituato a tirare fuori il meglio dall'autore che segue, ed è altrettanto abituato a dare feedback coerenti, onesti e costruttivi.
Il processo di scrittura, soprattutto di qualcosa di lungo e strutturato come un romanzo, è a volte più simile a uno sforzo fisico, mentale ed emotivo prolungato, che a qualunque altra attività che siamo abituati a fare durante la giornata. E per accompagnarci con successo durante uno sforzo così estremo avere la possibilità di un allenatore, di un personal trainer della scrittura è impagabile.
Correggere gli eventuali sbandamenti, dare feedback continui e onesti, aiutare un autore a porsi le domande corrette per sviluppare personaggi, una trama e una storia autentica. Questi sono i compiti di un Writing coach. A lui o lei ci si può affidare senza paura per una valutazione. Si tratti di un testo finito, da finire o anche di una idea ancora da sviluppare.
Il coach, per sua natura ed esperienza, sa valutare le potenzialità di una storia, di un intreccio, di un personaggio. E da quella potenzialità, da quel midollo – come lo chiamo io – sa tirare fuori ogni grammo di tessuto narrativo in tutta la sua esplosiva e deflagrante bellezza. E portarlo a un vero pubblico.
Ideatore del metodo Cartografia Letteraria, Writing Coach ed Editor.
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